Streaming, costi alle stelle, la rivolta di milioni di utenti: “Adesso basta”
Il panorama dello streaming nel 2024: tra rincari e sfide per le famiglie. In quest’ultimo periodo è partita una vera rivolta.
Negli ultimi anni, il panorama dello streaming è diventato sempre più complesso e frammentato, con una miriade di piattaforme che competono per attirare l’attenzione e il denaro degli spettatori. Tuttavia, il 2024 sembra destinato a essere un anno critico per gli appassionati di cinema e serie TV, dato l’aumento dei prezzi che sta colpendo molti dei principali servizi di streaming. Dopo l’annuncio di Netflix, anche Disney+ ha deciso di aumentare le tariffe, sollevando una vera e propria rivolta tra milioni di utenti.
Disney+, la piattaforma di streaming del colosso dell’intrattenimento, ha recentemente comunicato che i prezzi delle sue offerte in Italia subiranno un aumento. Questo cambiamento segue a ruota quello di Netflix, che aveva già irritato molti dei suoi abbonati con un incremento dei costi. In un mercato dello streaming sempre più competitivo, sembra che le aziende non possano permettersi di abbassare i prezzi, nonostante la difficoltà nel far crescere il numero di abbonati.
Il nuovo listino prezzi di Disney+ vede l’abbonamento Standard con pubblicità rimanere invariato a 5,99 euro al mese, mentre quello senza pubblicità sale a 9,99 euro al mese o 99,90 euro all’anno. L’opzione Premium, con la possibilità di connettere fino a quattro dispositivi contemporaneamente e di godere di una qualità video fino a 4K, ha visto un aumento ancora più significativo, passando a 13,99 euro al mese o 139,99 euro all’anno.
La sfida delle famiglie italiane: costi crescenti
Ma Disney+ non è sola in questa tendenza al rialzo. Anche altre piattaforme come Amazon Prime Video, Apple TV+, DAZN, Discovery+, Infinity+, NowTV, e Paramount+ hanno tariffe che possono facilmente sommarsi, rendendo difficile per le famiglie italiane mantenere l’accesso a tutti questi servizi.
Ad esempio, Amazon Prime Video, incluso con l’abbonamento Prime, costa 4,99 euro al mese, mentre DAZN, noto per la trasmissione di eventi sportivi, richiede ben 34,99 euro al mese per il piano standard. Le opzioni di intrattenimento offerte da Apple TV+ e Paramount+ aggiungono ulteriore peso al bilancio familiare, con prezzi di 9,99 euro e 7,99 euro al mese rispettivamente.
Se una famiglia volesse avere accesso a tutte le principali piattaforme disponibili in Italia, si troverebbe a dover sborsare circa 100 euro al mese o 1.200 euro all’anno, una cifra significativa che non tutti possono permettersi. Questa somma può essere leggermente ridotta attraverso offerte annuali, ma rimane comunque un impegno economico importante. La questione che sorge spontanea è: qual è il limite oltre il quale gli utenti diranno “basta”? Con l’aumento del costo della vita e la crescente pressione finanziaria su molte famiglie, la spesa per lo streaming può facilmente diventare insostenibile.
Le strategie future delle piattaforme di streaming
Inoltre, l’aumento dei costi non è giustificato solo dall’inflazione o dalla necessità di migliorare i contenuti. Le aziende di streaming sono sotto pressione per dimostrare crescita agli investitori, il che spesso significa aumentare i prezzi piuttosto che espandere il numero di abbonati. Questo modello di business, tuttavia, rischia di alienare una base di clienti già messa alla prova dalla varietà di opzioni disponibili.
In un mondo in cui la scelta è apparentemente infinita, ma le risorse degli utenti sono limitate, le piattaforme di streaming devono trovare un equilibrio delicato. Devono continuare a innovare e a offrire contenuti di qualità, senza però alienare il loro pubblico con prezzi eccessivi. La sfida sarà quella di mantenere la fedeltà dei clienti in un settore che è diventato una parte centrale della vita quotidiana di molti, ma che rischia di diventare insostenibile.