Meta ha recentemente annunciato una significativa revisione delle proprie modalità di moderazione dei contenuti, in particolare per i suoi social network, tra cui Facebook e Instagram. A partire dagli Stati Uniti, la compagnia interromperà il programma di fact-checking attualmente in uso e adotterà le Community Notes, una strategia simile a quella portata avanti da X, la piattaforma guidata da Elon Musk. Questa svolta ha sollevato un acceso dibattito, con sostenitori e avversari che si confrontano sulle implicazioni di questa decisione.
Introdotto nel 2016, il programma di fact-checking di Meta si è avvalso della collaborazione di oltre 90 organizzazioni specializzate nel monitoraggio e nella prevenzione della disinformazione. Queste organizzazioni si occupano di identificare notizie false o ingannevoli, aggiungendo l’etichetta “Contenuto verificato come falso da fact-checkers indipendenti” a quelle che risultano essere fallaci. Si trattava di un sistema finalizzato a proteggere gli utenti e a garantire l’integrità delle informazioni circolanti sulle piattaforme.
Fino ad oggi, Meta non ha mai richiesto la rimozione diretta di contenuti, ma ha escluso dalla visibilità nel feed quelle notizie che erano risultate infondate. In questo contesto, venivano rimossi solo contenuti che violavano specifiche regole, come incitamento all’odio, account falsi o propaganda terroristica. Tuttavia, Mark Zuckerberg ha recentemente affermato che la moderazione era giunta a livelli preoccupanti, definendola quasi come una forma di censura, enfatizzando anche l’impatto delle normative europee, come il Digital Services Act.
La Commissione europea è intervenuta per chiarire che la moderazione dei contenuti non equivale a censura. Secondo un portavoce dell’ente, le normative europee richiedono l’adozione di misure correttive per limitare la diffusione di contenuti che potrebbero risultare pericolosi per i minori o per la democrazia stessa. Tuttavia, le leggi in materia non impongono la rimozione di contenuti legittimi, lasciando quindi spazio a differenti interpretazioni da parte delle varie piattaforme social.
Ci si attende un’analisi del rischio riguardo fattori di disinformazione nel caso di chiusura del programma di fact-checking in Europa. Meta dovrà dimostrare che le Community Notes siano in grado di garantire un’adeguata protezione dagli effetti nocivi della disinformazione. Tommaso Canetta, vicedirettore di Facta News, ha espresso riserve sul valore delle Community Notes, suggerendo che possano risultare più utili per segnalare contenuti illegali o tentativi di frode piuttosto che per affrontare il problema della disinformazione.
La modifica delle regole relative all’incitamento all’odio potrebbe trasformare le piattaforme come Facebook, Instagram e Threads in spazi problematici per diverse categorie di utenti. I cambiamenti potrebbero portare a una proliferazione di contenuti tossici, rendendo le esperienze degli utenti potenzialmente invivibili. Non va dimenticato che i post pubblicati su Threads possono essere condivisi anche su Mastodon, e Eugen Rochko, CEO di Mastodon, ha avvertito che le normative di Mastodon prevarranno sulle politiche di Meta per gli account di Threads.
Questa preservazione di regole diverse tra piattaforme può generare confusione, complicando il già complesso panorama della moderazione online. Resta da vedere come queste nuove politiche influenzeranno il comportamento degli utenti e l’integrità delle informazioni condivise su queste reti sociali.
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