Un nuovo scandalo colpisce il CEO di Meta, Mark Zuckerberg, dopo una rivelazione inquietante emersa da documenti legali. Secondo quanto riportato, Zuckerberg avrebbe autorizzato il team che sviluppa Llama, l’intelligenza artificiale dell’azienda, a utilizzare un ampio set di dati contenente ebook e articoli piratati. Questa decisione ha innescato una serie di controversie legali, mettendo in discussione le pratiche di utilizzo dei diritti d’autore da parte delle aziende che lavorano nel settore della tecnologia.
La questione prende vita dalla causa legale Kadrey v. Meta, uno dei tanti procedimenti avviati contro aziende tecnologiche accusate di violare i diritti d’autore nello sviluppo di intelligenze artificiali. Dentro l’accusa emerge la gravità della situazione: Meta sarebbe colpevole di aver addestrato i suoi modelli utilizzando opere protette da copyright senza alcun tipo di autorizzazione. Le aziende coinvolte difendono le loro azioni con la dottrina del “fair use”, che permette l’utilizzo di materiale coperto da copyright per scopi di creazione innovativa. Tuttavia, i creatori di contenuti e gli editore contestano fermamente questa interpretazione, richiamando l’attenzione sulle implicazioni etiche e legali di tali scelte.
Al centro delle accuse c’è LibGen, un database ritenuto contenitore di opere editoriali piratate, incluse quelle di nomi noti come Cengage Learning, Macmillan Learning, McGraw Hill e Pearson Education. LibGen si descrive come un “aggregatore di link” ma ha affrontato numerosi contenzioni legali, ed è stato frequentemente multato e costretto a chiudere per violazione dei diritti d’autore. Le testimonianze legali sostengono che Zuckerberg avrebbe dato il consenso esplicito all’uso di LibGen per addestrare il sistema di intelligenza artificiale Llama, ignorando i rischi correlati.
In un contesto di allerta interna, alcuni membri del team che si occupa dell’intelligenza artificiale avrebbero espresso preoccupazioni riguardo l’uso di un dataset così compromesso. Hanno descritto LibGen come “notoriamente piratato” e hanno sottolineato i rischi di compromettere le trattative di Meta con i regolatori. Tuttavia, nonostante tali avvertimenti, Zuckerberg avrebbe conferito il via libera all’utilizzo del database. Un documento legale menziona una comunicazione in cui, dopo un “escalation a MZ” , il team AI ricevette istruzioni di procedere.
Le accuse si intensificano quando si parla di possibili tentativi da parte di Meta di nascondere le violazioni del copyright. Stando alle informazioni legali, l’ingegnere Nikolay Bashlykov avrebbe creato uno script per rimuovere terminologie come “copyright” e “riconoscimenti” dai materiali digitali. Ulteriori manomissioni includerebbero la cancellazione di marker di copyright e metadati relativi alle pubblicazioni scientifiche utilizzate nel training. Gli avvocati degli attori sostengono che la modalità di scarico dei dati avvenisse tramite torrent, una pratica considerata illegale che faciliterebbe ulteriormente la diffusione di contenuti protetti.
La causa legale nei confronti di Meta è ancora nella sua fase iniziale e, per il momento, coinvolge solo i primi modelli di Llama e non le versioni più recenti. L’azienda potrebbe difendersi avanzando argomentazioni a favore del “fair use”. Tuttavia, la trasparenza di Meta è messa in discussione, evidenziata dalle parole del giudice Vince Chhabria, che ha negato la richiesta dell’azienda di mantenere alcune informazioni riservate, sostenendo che la richiesta possa mirare a evitare una cattiva pubblicità piuttosto che proteggere segreti aziendali. L’epilogo di questa vicenda legale è ancora incerto e potrebbe avere ripercussioni significative per il futuro di Meta e della sua intelligenza artificiale.
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