iPhone lavora costantemente per migliorare la sicurezza dei propri smartphone, e lo dimostra anche l’ultima grande novità anti-ladri.
Una nuova funzionalità, pensata specificamente per migliorare la sicurezza dei dispositivi Apple, è stata recentemente introdotta con iOS 18.1. Si tratta di un sistema chiamato “Inactivity Reboot”, progettato per proteggere le informazioni personali degli utenti dai potenziali ladri e malintenzionati nel mondo digitale. Attraverso questa innovativa funzione, gli iPhone si riavviano automaticamente dopo 72 ore di inattività, rendendo più difficile l’accesso non autorizzato ai dati memorizzati nel dispositivo. Ma come funziona esattamente questo meccanismo e quali implicazioni ha per la sicurezza dei nostri smartphone? Andiamo a scoprirlo!
La funzione “Inactivity Reboot” è stata ideata con l’obiettivo di spostare il dispositivo dallo stato AFU a quello BFU . Questo cambiamento è cruciale, poiché nel primo stato i dati possono risultare maggiormente vulnerabili, nonostante il telefono sia apparentemente bloccato. Nel secondo stato, invece, i dati sono completamente criptati, rendendoli rintracciabili solo con il passcode corretto. Alcuni esperti del campo della tecnologia lo descrivono come un passaggio fondamentale per impedire agli hacker di accedere, nel modo più semplice, alle informazioni riservate.
Come chiarito dal ricercatore Tihmstar, le agenzie forensi tendono a concentrarsi sui dispositivi in stato AFU poiché, dopo che un utente ha digitato il passcode e il dispositivo si è sbloccato, le chiavi necessarie per accedere ai dati sono memorizzate, rendendole più vulnerabili. Contrariamente, i cosiddetti dispositivi “freddi” sono più difficili da compromettere. Infatti, quando il dispositivo riavvia, non è possibile accedere liberamente ai dati memorizzati. Questo significa che anche se qualcuno prova ad attaccare il sistema, la nuova protezione offre uno strato aggiuntivo di sicurezza, contribuendo a rendere la vita più complicata, se non impossibile, per i ladri informatici.
Inoltre, sia ricercatori indipendenti che aziende specializzate nella sicurezza informatica hanno confermato l’esistenza e l’efficacia di questa nuova funzionalità. La ricercatrice Jiska Classen ha persino condiviso su X un video time-lapse che mostra il meccanismo di riavvio in azione dopo tre giorni di inattività, dimostrando come funziona in pratica. Questo aspetto visuale di sicuro aiuta a comprendere il processo e come possa proteggere gli utenti.
Approfondiamo ora i due stati di cui si è parlato sopra: AFU e BFU. Il primo stato rappresenta un momento di vulnerabilità, dove i dati utente vengono decriptati. Un po’ come avere una cassaforte con la porta aperta. Anche se lo schermo è bloccato, alcune chiavi rimangono disponibili per il sistema operativo. Questo consente agli utenti di rimanere connessi a Wi-Fi e di ricevere notifiche sui messaggi. Tuttavia, sono proprio queste modalità di accesso che possono risultare a favore di eventuali aggressori. Questi ultimi potrebbero eludere la schermata di sblocco e ottenere l’accesso ai dati decriptati. Ad esempio, possono sfruttare vulnerabilità presenti in iOS per eseguire codici malevoli.
D’altra parte, il BFU offre una protezione significativamente più forte. Prima di utilizzare il passcode per la prima volta, l’iPhone si trova in uno stato dove tutti i dati utente sono crittografati. In questo modo, le funzionalità come Face ID e Touch ID non possono essere utilizzate. Di conseguenza, mentre ci può essere accesso alla rete cellulare, le informazioni sensibili rimangono al sicuro. Insomma, il divario fra questi due stati è un punto cruciale per la sicurezza dei dispositivi e “Inactivity Reboot” cerca proprio di forzare la transizione verso uno stato più sicuro.
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